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La gestione della febbre in età pediatrica
A cura del dott. G. Cacciaguerra, medico in formazione specialistica in pediatria. 
26/02/2023

La febbre è definita come un incremento della temperatura corporea centrale al di sopra dei limiti di normalità. Nelle Linee Guida Italiane è stato stabilito di utilizzare la definizione pratica fornita dalla Organizzazione Mondiale della Sanità che individua come temperatura centrale normale quella compresa fra 36,5 e 37,5 °C.

La febbre è un segno/sintomo estremamente frequente nei bambini di ogni età e rappresenta il motivo di richiesta di oltre il 30% di tutte le visite pediatriche. La gestione del bambino febbrile rappresenta, pertanto, un argomento di fondamentale importanza nella pratica clinica quotidiana del pediatra.

La temperatura corporea va misurata in sedi facilmente accessibili, come il cavo ascellare, sotto la lingua, nel retto o nel condotto uditivo. Esistono quindi differenti strumenti, dotati di accuratezza variabile, per misurare la temperatura corporea. I termometri a mercurio in passato sono stati gli strumenti più utilizzati, ma sono stati banditi per i problemi relativi alla tossicità del mercurio. I termometri digitali sono affidabili, a basso costo e rapidi; sono necessari 2 minuti per rilevare la temperatura, che è visibile su un display, e sono anche dotati di un allarme acustico.

La misurazione rettale non è raccomandata in quanto invasiva e potrebbe essere influenzata dalla presenza di feci nel retto o mucosite. La misurazione ascellare è facile e ben tollerata nei pazienti di tutte le età.

La misurazione orale è poco sicura e influenzata da numerosi fattori confondenti quali temperatura del cibo o mucositi.

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Solamente due farmaci possono essere attualmente impiegati come antipiretici in pediatria: l’ibuprofene e il paracetamolo. Fra i FANS, infatti, l’ibuprofene è il farmaco con maggiore evidenza in letteratura di sicurezza in età pediatrica. Relativamente ai dati di sicurezza non è stata riscontrata alcuna differenza statisticamente significativa fra i due farmaci per quanto riguarda l’incidenza di eventi avversi.

In Italia il paracetamolo può essere impiegato fin dalla nascita mentre l’ibuprofene è autorizzato a partire dai tre mesi di età o 5-6 kg di peso corporeo.  

È importante sottolineare come il fine ultimo dell’impiego degli antipiretici sia unicamente quello di ridurre il senso di malessere del bambino e non quello di trattare la febbre in quanto tale, essendo essa un meccanismo positivo di difesa dalle infezioni. Gli antipiretici quindi non devono essere somministrati a un determinato grado di temperatura corporea, ma solamente in base al corteo sintomatologico presentato dal bambino.

La via orale rimane sempre la prima scelta raccomandata in età pediatrica. La somministrazione rettale dovrebbe essere utilizzata in caso di somministrazione orale mal tollerata o in presenza di nausea e/o vomito.

Nelle Linee Guida del NICE ( National Institute for Health and Clinical Excellence) l’impiego contemporaneo dei due farmaci è sempre fortemente sconsigliato. L’utilizzo alternato di paracetamolo e ibuprofene è sconsigliato anche se potrebbe essere considerato in alcuni casi di febbre persistente non responsiva all’impiego di un singolo farmaco, purché siano rispettati gli aspetti farmacocinetici.

Molti pediatri suggeriscono di assumere ibuprofene con il cibo e non a digiuno, al fine di favorire la creazione di una barriera gastrica protettiva e ridurre il rischio di eventi avversi. Per quanto ciò sia consigliabile quando l’ibuprofene è utilizzato sul lungo termine (per esempio nel trattamento di flogosi articolare da febbre reumatica o artrite idiopatica giovanile), in quanto la somministrazione a stomaco pieno può alleviare i sintomi gastrointestinali minori come il bruciore di stomaco, lo stesso non è documentato nel trattamento a breve termine.

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Alcune TIPS:

  • Per le famiglie è meglio sin da subito imparare a calcolare la quantità per kg di peso e per dose, in modo che i genitori possano applicare il calcolo anche in occasioni successive.

  • Bisogna sempre conoscere i rischi legati ad un sovradosaggio del farmaco

  • Non impiegare formulazioni da adulti nel bambino (per esempio compresse da dividere)

  • Non è vero che “più è meglio”: cioè che dosi maggiori di antipiretico non si associano a maggior efficacia

  • Conoscere i possibili segni e sintomi di intossicazione al farmaco   (anoressia, nausea, vomito, malessere, oliguria, dolore addominale, alterazioni dello stato di coscienza, ipotermia) e, nel caso si verifichino, condurre immediatamente il bambino presso un Pronto Soccorso.

  • Conoscere sempre la dose massima che il bambino può assumere in un giorno.

12 punti chiave delle Linee Guida della Società Italiana di Pediatria sulla gestione della febbre in età pediatrica.

 

  1. Misurare la temperatura corporea con termometro digitale in sede ascellare

  2. Non utilizzare mezzi fisici per abbassare la temperatura corporea

  3. Utilizzare antipiretici solo se la febbre è associata a malessere

  4. Usare solo ibuprofene o paracetamolo

  5. L’uso combinato/alternato di ibuprofene e paracetamolo non è raccomandato

  6. L’uso preventivo di ibuprofene o paracetamolo non è raccomandato per ridurre l’incidenza di febbre e reazioni locali in bambini sottoposti a vaccinazione

  7. L’uso di ibuprofene o paracetamolo non previene le convulsioni febbrili

  8. L’uso di ibuprofene o paracetamolo non è controindicato nei bambini febbrili con asma. Paracetamolo e ibuprofene sono controindicati in caso di asma indotta da paracetamolo o FANS

  9. La somministrazione rettale va valutata solo in presenza di vomito

  10. Calcolare la dose dell’antipiretico sul peso e non sull’età

  11. Usare i dosatori inclusi nella confezione

  12.  NON utilizzare acido acetilsalicilico né steroidi

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